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La storia della Curia

Curia Generale dei Cappuccini a Roma

Curia Generale dei Cappuccini a Roma
Tracce storiche di un precorso

fr. Carlo Calloni

Nella festa di Santa Elisabetta d’Ungheria del 1897, il Ministro generale, padre Bernardo da Andermatt [Edoardo Christen] († 1909), inviava a tutti i Ministri provinciali dell’Ordine una lettera con la quale chiedeva di venire incontro alle necessità delle Clarisse Cappuccine di Roma espulse dal Monastero Corporis Christi di Monte Cavallo al Quirinale, loro dimora fin dal 20 aprile 1576, quando vi furono “recluse” le quattro cappuccine provenienti dal Monastero di Santa Maria di Gerusalemme – monastero detto delle Trentatre – di Napoli.

Le clarisse cappuccine avevano lasciato definitivamente il monastero di Monte Cavallo nel 1887 sotto i colpi delle leggi di soppressione degli Ordini religiosi emanate dal governo del neonato Regno d’Italia e rese attuali anche per Roma dopo la presa di Porta Pia il 20 settembre 1870.

Il monastero voluto dalla Confraternita del Santissimo Crocifisso di San Macello al Corso, effettivamente fondato nel 1574, e la chiesa, consacrata dal Cardinale Francesco Barberini il 30 novembre 1669, avevano fino ad allora resistito a numerosi assalti e superato con successo: l’occupazione di Roma da parte dell’esercito della Repubblica francese nel 1798, la legge di soppressione di Napoleone Bonaparte dopo la conquista di Roma nel 1810 e la fugace Repubblica Romana nel 1848.

Alle clarisse cappuccine il governo del Regno d’Italia concesse ad tempus un angusto rifugio in uno stabile di via Galilei. La loro speranza era quella di fare ritorno al monastero passata la bufera. Speranze ben presto deluse. Infatti, l’anno successivo alla loro espulsione, 1888, il monastero di Monte Cavallo al Quirinale, opera di Giacomo Della Porta e contente al suo interno pitture e affreschi di alcuni insigni maestri, Cristoforo Roncalli, Jacobino Del Conte, Marcello Venusti da Mantova e soprattutto apprezzato e visitato con frequenza da molti pontefici, veniva completamente raso al suolo.

Le clarisse cappuccine si ritrovarono senza una casa e in una situazione più che precaria perché il luogo loro assegnato non era in perpetuo, ma a scadenza. Edificare un nuovo monastero fu così un’altra delle preoccupazioni che investì il lungo ministero pastorale e di guida dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini di padre Bernardo da Andermatt, Ministro generale dal 1884 al 1908.

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La ricerca di un luogo dove edificare il nuovo monastero, dopo aver verificato l’impossibilità di “riacquistare” il terreno nei pressi del Palazzo del Quirinale dove sorgeva il monastero Corporis Christi, si diresse verso quei terreni in “lottizzazione” nelle vicinanze di Porta Pia dove stava sorgendo un nuovo quartiere di Roma con grandi e austeri palazzi capaci di ospitare la nuova dirigenza della neonata capitale d’Italia.

I lavori del nuovo monastero, chiesa e convento, furono seguiti da fra Luigi da Senigallia, Terziario Cappuccino della Provincia Picena, autore fra l’altro degli stucchi dell’altare e del bassorilievo del Cristo Crocifisso tra i Santi. Secondo le cronache del tempo la struttura appariva all’esterno solida e elegante mentre il suo interno risplendeva di quella austerità e povertà caratteristiche inconfondibili della comunità che l’avrebbe abitato. Nulla, dicono ancora le cronache, che fosse contrario alla Regola delle clarisse cappuccine o che minimamente inducesse “a qualche accomodamento”. Con l’innalzamento di alcuni muri veniva anche garantita la clausura sia dagli occhi indiscreti degli esterni sia dal pericolo di “guardare fuori” di coloro che stavano all’interno.

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 Finalmente il 26 giugno 1907, a dieci anni esatti dall’appello del Ministro generale per una nuova dimora, le monache cappuccine prendevano possesso del monastero di via Sardegna-Piemonte che conservava il titolo antico: Corporis Christi.

Con una solenne celebrazione il Ministro generale, padre Bernardo da Andermatt, accoglieva le monache alla porta della chiesa e, dopo aver sostato in adorazione del Santissimo Sacramento, le introduceva nella clausura.

Le clarisse cappuccine rimasero nella nuova dimora fino al 1 dicembre del 1950, quando l’allora Ministro generale, padre Clemente da Milwaukee [William Neubauer] († 1969), in previsione della “deurbabizzazione” del Collegio Internazionale San Lorenzo da Brindisi e della conseguente necessità di trovare in Roma-città una sistemazione della Curia generale , decideva il loro trasferimento ad un nuovo monastero che sarebbe sorto nel rione “Garbatella” e precisamente nella proprietà “Villa Pozzi” sita su un piccolo colle all’altezza di piazzale delle Sette Chiese.

Dal 2 dicembre 1950 il già monastero di via Sardegna-Piemonte fu sottoposto ai lavori di ristrutturazione per accogliere la Curia generale dell’Ordine, lavori affidati agli architetti Paolo e, successivamente, Mario Leonardi e alla Società edilizia dei fratelli Luigi e Pietro Galli.

I lavori di ristrutturazione procedettero abbastanza celermente. Oltre alla ricomposizione delle parti interne per le necessità inerenti alla funzionalità della Curia generale, osservate le prescrizioni delle Costituzioni e, dicono le cronache del tempo, rispettata l’indole della vita cappuccina “quae omnen ornatum devitat” (che evita tutti gli abbellimenti) , fu attuata un’ampia ristrutturazione dell’ala di via Piemonte con la riedificazione e l’aggiunta di un secondo piano dando così uniformità all’intero edificio. Sulla stessa ala di via Piemonte trovò collocazione l’ingresso della nuova Curia generale.

Terminati i lavori il 9 aprile 1953, di buon mattino, il Ministro generale, padre Benigno da Sant’Ilario Milanese [Giovanni Battista Re Cecconi] († 1974), i membri della Curia generale e molti frati presenti in Roma, accoglievano alla porta della chiesa il Cardinale Clemente Micara, Protettore dell’Ordine, che, dopo aver consacrato l’altare della Chiesa, si portava in refettorio per benedire il crocifisso che sarebbe poi stato posto in quell’ambiente. Era il gesto più comune della tradizione cappuccina che prendendo possesso di un nuovo luogo piantavano la croce come segno di appartenenza e di adesione a Cristo. Seguiva la solenne celebrazione della Santa Messa accompagnata dal canto della corale degli studenti del Collegio San Lorenzo.

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La vita della fraternità della Curia generale prese così il suo avvio. L’edificio subì alcune trasformazioni man mano che occorreva fare qualche intervento per dare maggiore spazio o semplicemente per una ordinaria manutenzione. Il Concilio Vaticano II e le nuove norme liturgiche portarono alla ristrutturazione della Chiesa soprattutto per quanto riguardava la disposizione dell’altare.

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Il Capitolo generale del 2006, considerando la necessità di un intervento che risanasse alcune strutture dell’immobile dove aveva sede la Curia generale, suggeriva al neo Ministro generale, fra Mauro Jöhri, un intervento di ristrutturazione totale.

Il Definitorio generale mosse i primi passi per mettere in atto il progetto di ristrutturazione all’inizio del 2009, quando erano già iniziati i percorsi per la ristrutturazione della Chiesa del Collegio Internazionale San Lorenzo da Brindisi e della proprietà dell’Ordine a Gerusalemme.

Prese corpo l’ipotesi di trasferire la Curia generale nell’attuale monastero delle clarisse cappuccine alla Garbatella e un conseguente loro trasferimento ad altra sede. Era un’ipotesi che riproponeva quanto era già successo nel 1950 quando le clarisse cappuccine lasciarono il monastero di via Sardegna-Piemonte per fare posto alla Curia generale.

L’ipotesi, studiata con un primo progetto presentato il 24 giugno 2009, non risultò attuabile in quanto la volumetria edificata del monastero non era sufficiente per ospitare l’intera struttura della Curia generale e, inoltre, vincoli architettonici e monumentali non permettevano un ampliamento del monastero stesso.

Tramontata questa ipotesi, nel marzo 2010, il Definitorio generale decise di ristrutturare l’immobile di via Piemonte 70 indicendo allo stesso tempo una gara per un progetto completo. Tre i progetti presentati. Il 25 giugno 2010 il Definitorio generale sceglieva il progetto dell’Arch. Cesare Nota Rodari che, nei mesi successivi dopo aver fatto propri i suggerimenti e le indicazioni del governo generale, presentava i disegni rivisti dei quattro piani e della parte a terrazza con le relative proposte per la ristrutturazione.

Nel frattempo si cercò di individuare una soluzione per il temporaneo trasferimento degli uffici della Curia generale così da lasciare completamente libero l’immobile di via Piemonte 70. Si formularono varie ipotesi per far sì che la Curia generale rimanesse in città, ma nessuna risultò attuabile a causa degli spazi troppo limitati che poteva offrire. Unico luogo capace di contenere tutta la Curia generale risultava il Collegio San Lorenzo.

Dopo la presentazione del progetto, modificato secondo le indicazioni ricevute, seguirono altri incontri tra l’Arch. Cesare Rota Nodari accompagnato dai professionisti di sua fiducia e il Definitorio generale al quale, successivamente, si affiancava una Commissione nominata ad hoc che avrebbe seguito più da vicino l’allestimento del progetto nella sua complessità.

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Il 24 giugno 2011, ad un anno esatto dalla presentazione dei primi disegni, il Definitorio generale approvava il progetto globale e stabiliva che nel settembre 2011 l’Ordine sarebbe stato informato dell’avvio dei lavori, dei tempi e dei mezzi economici necessari. Contemporaneamente iniziava il trasloco della Curia generale da via Piemonte 70 al Collegio Internazionale San Lorenzo da Brindisi

Il 1 dicembre 2011, il Definitorio generale decideva di affidare alla Ditta dell’Ing. Mannelli la ristrutturazione dell’immobile di via Piemonte 70 secondo il progetto predisposto dall’Arch. Cesare Rota Nodari e rivisto dalla Commissione incaricata di seguire i lavori. Nei mesi seguenti iniziava l’iter burocratico di presentazione alle autorità comunali e statali competenti delle richieste per ottenere l’approvazione del progetto di ristrutturazione.

Sono seguito mesi di intensa attività che ha visto all’opera per 32 mesi diverse squadre di operai che, ognuna per quanto era di loro competenza, hanno lavorato con intensità per consegnare alla Curia generale dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini l’opera completata alla data fissata: 30 giugno 2014.

Ultima modifica il Venerdì, 08 Novembre 2019 09:49
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