BERGAMO, Italia – 21 settembre 2013, nel duomo di Bergamo, il cardinale Angelo Amato, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, ha proclamato Beato Fra Tommaso a Olera, un frate cappuccino vissuto tra il seicento e il settecento. «Noi, accogliendo il desiderio del nostro fratello Francesco Beschi, vescovo di Bergamo, di molti altri fratelli nell’episcopato e di molti fedeli, dopo aver avuto il parere favorevole della Congregazione delle cause dei santi, con la nostra autorità apostolica concediamo che il venerabile servo di Dio Tommaso da Olera (al secolo Tommaso Acerbis), laico professo dell’Ordine dei Frati minori cappuccini, che contemplando Cristo crocifisso, divenne testimone e zelante catecheta dell’alta divina carità della Sapienza, sia d’ora in poi chiamato Beato e che si possa celebrare la sua festa nei luoghi e secondo le regole stabilite dal Diritto, ogni anno il 4 maggio» – sono le parole di Papa Francesco, nella lettera apostolica letta sabato 21 settembre, lette dal Cardinale Amato nella gremita Cattedrale di Bergamo, all’inizio della solenne concelebrazione per la beatificazione di Fra Tommaso da Olera, alla quale hanno preso parte numerosi fratelli cappuccini, anche dalla Curia generale con il Ministro generale e i Definitori.
“L’amor di Dio – ha scritto il nuovo Beato – sta ne’ cuori umili”. La vita di Tommaso da Olera si rispecchia profondamente in queste parole. Da adolescente condivide con i genitori stenti e lavoro, prima come pastore e poi come contadino. La vocazione lo porta, all’età di 17 anni, ad entrare nell’ordine dei Frati cappuccini nel convento di Verona. Dopo la formazione, è un predicatore instancabile del Vangelo e, soprattutto, un umile questuante. Ogni giorno chiede a tutti, senza distinzione, offerte e pane per i frati e per i poveri. Assicura ad ognuno consolazioni e preghiere. Tommaso avvicina tutti e parla di Dio ai grandi del mondo, tra cui sovrani e imperatori, e alla gente umile. Nel 1618 è trasferito a Padova, dove svolge la mansione di portinaio del convento. L’anno successivo è chiamato ad Innsbruck dall’arciduca del Tirolo, Leopoldo V, e riprende il compito della questua, esercitandolo fedelmente fino alla fine della vita. Tommaso muore nella sua umile cella il 3 maggio del 1631. La sua vita – sottolinea il cardinale Angelo Amato – è un modello per tutti: “Il Beato Tommaso è un esempio di vita cristiana per tutti. Era questo l’auspicio del venerabile Paolo VI, il quale nel 1963, scriveva: ‘Possa il ricordo di quest’umile figlio della forte terra bergamasca spingere i sacerdoti e i fedeli a sempre maggiore donazione di sé nell’adesione consapevole alla verità rivelata, nell’impegno di testimonianza cristiana in tutti i settori della vita, e nell’esercizio instancabile e ardito delle virtù specialmente della carità’”. (Radio Vaticana)
Obbedendo alle parole di Papa Francesco, pronunciate durante la preghiera dell’Angelus la domenica scorsa a Cagliari, “rendiamo grazie per questo testimone dell’umiltà e della carità di Cristo!”
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