Fratelli cappuccini Paolo Maria e Ricardo
Dal maggio 2015 assai frequentemente nell’Alto Solimões, in Amazzonia, si possono trovare indios ticuna che – molto spesso in piccoli gruppi – stanno guardando nel cellulare dei video in MP4 nei quali gli attori non sono “bianchi” e neppure parlano brasiliano, ma sono invece ticuna e parlano la loro lingua materna!
La Chiesa cattolica – che da sempre si pone in ascolto del popolo e con i suoi missionari e missionarie vive in mezzo al popolo – è presente in questa etnia già da molti anni. Il popolo Magüta (che noi “non indigeni” chiamiamo ticuna) è il più numeroso di questa regione: sono più di 40 mila. In realtà – siccome per loro non esistono frontiere politiche – gli indios di questa stessa etnia vivono anche in Perù e in Colombia e parlano la stessa lingua ticuna.
Se quindi si mettono in conto anche gli “oltre-frontiera” i ticuna sono molto più di 50 mila. Per completare il quadro si deve tener presente che esiste una numerosa colonia ticuna, che è pure in crescita, nella periferia di Manaus, capitale dello Stato.
Nel 1971 il vescovo cappuccino Dom Frei Adalberto Marzi si rese conto che gli indigeni avevano bisogno di un’attenzione particolare e che non era possibile “omologarli” nella pastorale ordinaria delle altre parrocchie. Cosa che è valida anche oggi! Allora pensò di creare una parrocchia destinata soltanto agli indigeni (ci sono pure alcuni villaggi dell’etnia Cocama, uno di Canamari e alcuni pochi indigeni rivieraschi).
Così il 4 ottobre 1971 il vescovo istituì la parrocchia San Francesco di Assisi con sede nel villaggio Belém do Solimões. Fino ad oggi questa è l’unica parrocchia che non è municipio né città. Fino ad oggi la pastorale degli indios in questa parrocchia è affidata a noi frati minori cappuccini, che assistiamo pastoralmente circa 65 comunità usando soltanto canoe e piccole imbarcazioni, perché non esistono strade…
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