Fr. Cecilio Maria da Costa Serina OFMCap - Venerabile
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Fr. Cecilio Maria da Costa Serina, Fondatore dell’Opera San Francesco per i Poveri di Milano, Venerabile.
Nel pomeriggio del 6 marzo 2018 il Santo Padre Francesco ha ricevuto il Prefetto della Congregazione dei Santi, cardinale Angelo Amato, autorizzandolo a promulgare il Decreto super virtutibus del Servo di Dio Cecilio Maria Cortinovis da Costa Serina, Fondatore dell’Opera San Francesco per i Poveri in Milano.
Il Servo di Dio nacque a Nespello, frazione di Costa Serina (Bergamo) il 7 novembre 1885 da Lorenzo e Angela Gherardi, settimo di nove figli, e venne battezzato il giorno dopo con i nomi di Pietro Antonio. Ancora adolescente già lavorava nei campi e nei pascoli contribuendo al sostentamento della famiglia.
Il 7 aprile 1896 ricevette la Prima Comunione e, pochi anni dopo, seguendo l’esempio della mamma chiese di essere accolto nel Terz’Ordine Francescano.
Nel duro lavoro nei boschi, nei prati e col bestiame trascorse i suoi primi 22 anni, coltivando nel cuore quella chiamata che sentiva sempre più forte a consacrarsi a Dio. Consigliato dal parroco, scelse la vita cappuccina e il 21 aprile 1908 raggiunse il convento di Lovere, sede del noviziato. Qui il 29 luglio 1908 vestì l’abito dei Frati Minori Cappuccini e gli fu dato il nome di fra Cecilio Maria. Il 2 agosto 1909 emise la professione religiosa e il giorno dopo lasciò il convento di Lovere per il convento di Albino, dove l’obbedienza lo chiamava agli uffici di sacrista, refettoriere, aiuto portinaio e infermiere.
Cinque mesi dopo fu trasferito al convento di Cremona con gli stessi uffici. Vi rimase solamente tre mesi perché chiamato, il 29 aprile 1910, al convento di Milano-Monforte, sede del Ministro Provinciale. Qui vi resterà fino al 19 ottobre 1982, quando fu trasferito a Bergamo nell’Infermeria dei frati cappuccini.
Il suo primo compito nel convento di Milano-Monforte fu quello di responsabile dei luoghi comuni (comunitiere), infermiere e aiuto sacrestano. Nell’aprile del 1914 contrasse la meningite e si temette per la sua guarigione. È in questa occasione che ebbe un’esperienza spirituale profonda che gli fece sperimentare il giudizio benevolo di Dio nel momento dell’incontro finale, e sarà questo, un ricordo vivissimo e ripetuto nel suo Diario. La sua guarigione, come lui stesso ci attesta fu dovuta all’intercessione dell’allora Servo di Dio, oggi Beato, Innocenzo da Berzo, frate cappuccino del quale era in corso la Causa di beatificazione.
Scoppiata la Prima Guerra Mondiale, nel 1916 fu chiamato alle armi. A causa della salute malferma, pochi mesi dopo, fu rimandato a Milano dove, il 2 febbraio 1918, emise la professione solenne.
Con la guerra crebbero i poveri e la porta del convento era un loro punto di ritrovo. Egli suppliva spesso e volentieri il portinaio incontrando i poveri ai quali non sapeva dire di no. Nel 1921 fu nominato portinaio a tutti gli effetti, ufficio che svolse fino al 1970. In questo delicato servizio conobbe Marcello Candia, l’industriale milanese che lasciato tutto si trasferì in Brasile per servire i lebbrosi. Con semplicità affermava di aver imparato a servire i poveri alla scuola di fra Cecilio Maria.
Nel 1925 dopo aver saputo della morte del Venerabile Daniele da Samarate, sacerdote cappuccino missionario in Brasile, lebbroso e apostolo dei lebbrosi tra i lebbrosi, fra Cecilio Maria chiese ai superiori di partire missionario per prendersi cura delle persone ammalate di lebbra, ma non fu mai esaudito. Rimase così a Milano, portinaio e questuante per i poveri del convento.
Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale fra Cecilio Maria pur sotto le bombe, alcune colpirono anche il convento di Milano-Monforte, non si mosse mai dalla portineria rispondendo così alle necessità delle tante persone che avevano bisogno di tutto, dei due monasteri di claustrali che dipendevano per vivere dalla sua questua.
Molte volte depistò le ricerche delle SS che dopo l’arresto e la deportazione in un campo di concentramento (13 giugno 1944) del confratello padre Giannantonio Agosti da Romallo, confessore in Duomo, accusato di distribuire passaporti agli ebrei, sorvegliavano con maggiore rigore il convento.
Finita la guerra i poveri che facevano la fila alla porta del convento erano ancora molto lunga. Fra Cecilio Maria avrebbe voluto un luogo accogliente per questi uomini e donne che vedeva aspettare sotto la pioggia o al gelo o sotto il sole in una interminabile fila. La sua preghiera venne esaudita nel 1959, quando il dottor Emilio Grignani si offrì di edificare un ambiente accogliente nell’ultimo pezzo di terreno rimasto al convento. Il 20 dicembre 1959 la casa, con tutti i servizi e 150 posti a sedere, sarà chiamata l’Opera di S. Francesco, venne inaugurata solennemente dal Cardinale Giovanni Battista Montini, il futuro beato Paolo VI. Fra Cecilio Maria si profuse a servizio dei poveri fino al 1979, quando la sua salute cominciò a declinare.
Il 19 ottobre 1982, aggravandosi le sue condizioni fu ricoverato a Bergamo nell’infermeria dei frati cappuccini. Anche qui, per quando gli era possibile, continuò ad accogliere le persone che da lui cercavano una parola di conforto. Fra Cecilio Maria moriva serenamente il 10 aprile 1984. Dopo i solenni funerali, celebrati nella chiesa del convento di Milano-Monforte, fu sepolto nel cimitero maggiore di Milano. Dal 31 gennaio 1989 riposa nella chiesa di Milano-Monforte, accanto alla sua Opera.