Ordo Fratrum Minorum Capuccinorum IT

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updated 11:54 AM UTC, Mar 20, 2024

Sona la serva del Signore

 

Nel sesto mese… comincia così la pagina biblica presentata dalla Liturgia, che descrive l’annuncio dell’Angelo a Maria. Nel sesto mese, cioè nello scorrere degli avvenimenti, uno di essi, concatenato con tutti gli altri che lo precedono, fa la differenza: il sì di Maria, la sua adesione alla parola dell’angelo Gabriele.

La nostra formazione permanente è un continuo annuncio che riceviamo, nello scorrere degli avvenimenti, è qualcosa di importante, o addirittura nuovo, concatenato alla quotidianità del vivere. È un costante ricevere contenuti arricchenti sul piano spirituale e intellettuale, e genera riflessioni sul nostro vissuto; essa si inserisce nel “sesto mese”, cioè mentre siamo indaffarati a fare molte cose, in comunità, nell’evangelizzazione, nella carità verso i bisognosi, nell’ascolto di chi bussa alla porta del convento, nel prenderci cura l’uno dell’altro, ecc.

Sembra quasi un disturbo al nostro lavoro, qualcosa che sottrae tempo alle urgenze del fare, e del fare il bene. Talvolta, purtroppo, è davvero così: una perdita di tempo e una fuga dalle incombenze. Essendo molto occupati da molte cose da fare, la formazione permanente scivola via, senza alcuna ricaduta nella nostra vita. È possibile che avvenga proprio così. E allora la nostra vita si impoverisce poco per volta, senza accorgercene.

Nel tempo liturgico che stiamo vivendo, spicca il “sì” di Maria. Quanta forza in quella decisione immediata e duratura di accettare la proposta poco comprensibile dell’angelo, in un momento in cui la immaginiamo indaffarata a progettare il futuro con Giuseppe, suo promesso sposo, in un momento in cui – probabilmente – aveva altro a cui pensare.

La sua pronta risposta ha un presupposto: Eccomi, sono la serva del Signore: avvenga di me secondo la tua parola (cfr. Lc 1,38). Si dichiara serva, appartenente al Signore. È qui una chiave di comprensione del sì pronto e fecondo di Maria, immediato.

L’appartenenza. La profonda consapevolezza di appartenere al Signore, ad una famiglia religiosa, ad una comunità è il presupposto affinché i contenuti che riceviamo fecondino la nostra vita, mentre siamo impegnati e trascinati da molte cose. Se accogliamo i contenuti come semplice informazione e conoscenza, non portano in noi il frutto maturo che contengono. A sua volta, la FP diventa occasione per consolidare il nostro senso di appartenenza; esso è radice della fecondità e stabilità di vita, genera legami profondi, capaci di dare un’identità chiara e dinamica. Siamo servi del Signore: la formazione permanente ci confermi in questo.

Nel tempo del Natale, quando lasciamo scorrere l’Ave Maria, lasciamo anche risuonare in noi la parola appartenenza. E se affiora l’interrogativo “a chi?”, possiamo ricondurlo alla grotta di Betlem su cui risplende la stella, che ha guidato i Magi a venerare il Figlio di Dio.

Da F. M.