Ordo Fratrum Minorum Capuccinorum IT

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updated 11:54 AM UTC, Mar 20, 2024

La sapienza da ricordare (Tarcisio)

Un frate cappuccino

TarsicioFra Tarcisio è un frate cappuccino, originario della Sardegna, 75 anni, che da un anno e mezzo lavora nella nostra Curia Generale come vice segretario generale. Di carattere calmo, trasmette questa sua serenità anche ai confratelli. Nonostante l’età, è molto aperto alle nuove tecnologie. Ha anche un profilo in facebook e, attraverso la sua pagina, comunica la sua saggezza anche a molte persone. È addetto al nostro ufficio di comunicazione e in questa veste ha curato l’informazione nel recente Capitolo Generale dell’Ordine.

Anche in passato è stato impegnato in questo settore della comunicazione all’interno della sua Provincia. Infatti per 30 anni è stato direttore della rivista mensile “Voce Serafica della Sardegna”. Durante il suo soggiorno a Bastia, in Corsica, ha diretto “Radio Salve Regina” e successivamente a Cagliari ha curato la web television “Cappuccini TV”.

Ha pubblicato per i tipi Edizioni Voce Serafica i volumi: “Parole d’annata” (2017) e “I Cappuccini sardi dalla soppressione alla rinascita” (2018).

Proprio a partire da quest’ultima opera, abbiamo chiesto a Fra Tarcisio alcune riflessioni sulla materia (la storia) e sul contenuto del volume.

Perché leggere un libro della storia?

Qualche tempo fa ho scritto e pubblicato un libro (quello sopra indicato). Non si tratta di un romanzo o di un qualcosa di facile lettura. Si tratta di un libro di storia, cioè di una materia che a molti non piace perché guarda al passato e non al presente, perché è fatta di date e di avvenimenti e di personaggi che non riusciamo a ricordare... è la fatica della memoria, del ricordare. Eppure non si può capire il presente se non si conosce il passato, perché il presente ha la sua origine nel passato. Qualcuno ha detto che la storia è maestra di vita (Cervantes) perché dal passato si possono imparare tante cose utili per il presente. Certo ognuno può leggere gli avvenimenti da diverse prospettive e privilegiando questo o quell’argomento: si possono privilegiare gli avvenimenti, le guerre, i grandi uomini, ecc. (questa è la cosiddetta “histoire événementielle”) oppure il ruolo della gente, anche quella semplice, quella che incontriamo tutti i giorni per la strada (la storia della vita quotidiana o del profondo), teorizzata dallo storico Ferdinand Braudel. Bastano queste poche osservazioni per farci capire l’importanza della storia per la nostra vita. Anche per la vita dei frati.

La storia dei Frati della Sardegna

Il libro che ho scritto e pubblicato nei mesi scorsi (I Cappuccini Sardi dalla soppressione alla rinascita, 1866-1946 -  Cagliari 2018) ci accompagna nella rivisitazione di un tratto di storia, ottant’anni, che fu determinante per la sopravvivenza dei Cappuccini Sardi.

Tutto incominciò con la legge di soppressione del 1866, che dichiarava fuorilegge e quindi non più riconosciuti nello Stato italiano “gli ordini, le corporazioni e le congregazioni religiose regolari e secolari”, ecc. Quella legge fu la morte di tutti gli istituti religiosi e determinò la chiusura dei conventi, la perdita di tutti i beni, il sequestro degli archivi e delle biblioteche conventuali, la perdita di tante opere d’arte, in breve la perdita dei diritti civili e la dispersione di tutti i religiosi. Essi trovarono rifugio qua e là presso i propri parenti o dovettero lasciare l’Ordine per incardinarsi nel clero diocesano e ricevere incarichi pastorali presso le parrocchie.

Molti di quei conventi, una volta incamerati dal demanio statale, furono utilizzati per ospitare opere sociali (case di riposo, ospedali, carceri, caserme, ecc.). Alcuni di essi furono messi all’asta e venduti ai privati.

Chi cercò di salvare il salvabile fu P. Luigi da Ghilarza, provinciale della Provincia Calaritana, che da un lato cercò di radunare i frati dispersi in una casa acquistata a tale scopo e dall’altro cercò di riacquistare alcuni dei conventi perduti. Fu l’inizio di una nuova storia.

Lottare per essere fedeli

Come reagirono i frati davanti alla nuova situazione? Indubbiamente furono sconcertati dagli avvenimenti e solo lentamente riuscirono, i superstiti, ad accettare la nuova situazione e a salvare il salvabile. I Superiori, generali e provinciali, cercarono di reagire alla situazione impartendo delle direttive tramite lettere circolari, che insistevano soprattutto perché i frati nella nuova sede in cui si erano rifugiati riprendessero la “regolare osservanza”, ritenuta la stella polare della vita religiosa.

Rileggendo quelle lettere, riportate nella sezione del libro “Documenti”, ci si può fare un’idea delle difficoltà, del tenore di vita, del lavoro e delle attività dei frati in quel periodo. Alcuni di loro svolsero un ruolo determinante che permise di superare le difficoltà iniziali e gradualmente riprendere il cammino interrotto.

La metodologia

Per riordinare gli avvenimenti di questi ottant’anni ho cercato di ricostruire, nella seconda parte del volume, la cronistoria degli eventi. Solo così si può stabilire un prima e un poi delle vicende narrate. Non solo, ma ho provato a raggruppare gli eventi in periodi che permettano un più facile orientamento: la dispersione (1866-1890), la ricomposizione (1890-1908), il periodo genovese (1908-1920), il periodo lucchese (1920-1930), il periodo romano (1930-1946). Nel 1946 rinasce il Commissariato di Sardegna.

La collaborazione, una sfida sempre attuale

TarsicioPerché una ripresa dell’Ordine in Sardegna fosse possibile, i Superiori Generali ritennero fosse opportuno coinvolgere nell’impresa alcune province della penisola: Genova, Lucca, Roma. A loro venne affidata soprattutto la formazione dei giovani. Non sempre tale coinvolgimento fu facile, anzi talvolta fu causa di incomprensioni reciproche. L’avvicendamento da una provincia all’altra fu determinato soprattutto dall’insofferenza dei frati sardi nei confronti dei “continentali”, che ritenevano venuti ingiustamente a comandare in casa loro, dato che le cariche di governo erano affidate a loro e non ai sardi.

Quando oggi si parla di collaborazione fraterna tra le province dell’Ordine non sarebbe male far tesoro delle esperienze del passato, quali quelle narrate nel volume.

In quegli anni, segnati dalla collaborazione con le province del continente, nacquero anche tante belle iniziative: si pensi alla nascita della rivista “Voce Serafica”, all’impulso che venne dato alla causa di beatificazione dell’allora venerabile fra Ignazio da Laconi, alla nascita del Seminario Serafico e alla costruzione del nuovo convento di Cagliari, alla riapertura di alcuni conventi, ecc.

La nascita del Commissariato della Sardegna nel 1946 segna la realizzazione di un sogno da lungo tempo accarezzato. E avvenne con la fine della guerra, in un tempo in cui si pensava solo alla ricostruzione dell’Italia distrutta. I nuovi Superiori dell’Ordine furono capaci di interpretare il desiderio che era nel cuore di tutti i frati dell’Isola.

La Storia continua anche oggi

Caro fratelli miei, quanto ho scritto qui basta per farti un’idea del mio libro. La storia narrata non solo permette di ripercorrere un tratto di storia della nostra Provincia di Sardegna, ma anche di capire certe dinamiche che accompagnarono quella storia. Il nostro presente affonda qui le sue radici.

Con stima fraterna.

Fra Tarcisio Mascia

Chi desidera avere il suo libro può contattarlo così:
Fra Tarcisio Mascia, Via Piemonte 70 – 00187 ROMA
E-mail: [email protected].
Tel. 3477448927

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