«ABBIAMO BISOGNO DEL VOSTRO ESEMPIO»
Paolo VI
ai partecipanti al Capitolo Generale
dell'Ordine dei Frati Minori Cappuccini
30 settembre 1974
Paolo VI giunse nella Sala del Concistoro con un certo ritardo sull'orario convenuto. Appena sedutosi sul trono, ricevette un indirizzo di omaggio, letto in lingua italiana, dal P. Ministro Generale dei Cappuccini, indi, prendendo la parola, il Papa volle premettere «alcuni paragrafi di prefazione».
Chiese anzitutto scusa del ritardo: la seduta del Sinodo dei Vescovi si era prolungata oltre il previsto...
«La seconda prefazione - cosi prosegue il Papa - è dovuta ad un desiderio di spontaneità che la parola cosi bella, cosi limpida del vostro Ministro Generale induce anche a Noi di fare altrettanto... e questo vi dice come la vostra visita ci riempie il cuore di tanti bei pensieri. Stanotte, proprio stavo pensando ai momenti, ai luoghi, ai religiosi del vostro Ordine, che ho veduto nella mia ormai lunga e consumata vita. Per dirne una: Innocenzo da Berzo dove riceve la sua venerazione?... Ricordo, quando, ragazzi, salivano faticosamente al convento dell'Annunziata in Val Camonica ...
E un'altra cosa ci tocca il cuore: Voi siete i custodi del cimitero di Brescia, dove si trovano tutti i miei di famiglia, genitori, parenti, ecc. e so che i Cappuccini hanno una cura intenzionale, buona, pia, verso le loro tombe. A Brescia il cimitero monumentale si trova di fronte alla vostra chiesa del Sacro Cuore, dove tante volte sono andato d'inverno, passo passo, con nostro padre che andava a confessarsi dai Padri Cappuccini».
Il Santo Padre, con molta arguzia, ricorda che in quella chiesa c'erano dei dipinti di un certo Epis, che a lui ragazzo parevano magnifici e che recavano la scritta: «Si quis Episcopatum desiderat, bonum opus desiderat».
Paolo VI poi proseguì:
«E così tante altre cose... Me ne ricordo ancora un'altra. Viaggiando in Germania, mi trovai a Monaco e bussai alla Nunziatura Apostolica per alloggio. Conoscevo allora mons. Pacelli (il futuro Pio XII), ma quel giorno non c'era... In una città che non conosco, dove vado a dormire? Ed allora non sapevo bene la lingua tedesca... Ricordo che una buona suora, che doveva essere madre Pasqualina: - Penso io, penso io, - disse
- I Frati, i Frati! Telefonò e mi mandò dai Frati Cappuccini... Non dormii molto bene... mi pare di sentire ancora quei vostri letti... Ma lasciamo andare queste cose.
Mi preme far notare che questo ambiente del nostro incontro mi è carissimo. Potrete dire che il Papa ne vede tante cose e persone qui, è vero, ma questa è una che ha una sua pienezza di significato e non di parole, che ci riempie il cuore e che meriterebbe davvero una apologia, un discorso molto lungo, una apertura di cuore: una visione del mondo che io vedo dietro di voi, propria, stilizzata nella vostra figura cappuccina di sposa di Cristo. Voi avete ancora una grande accessibilità a delle folle che altri non riescono più ad accostare, con gli operai ad esempio. «Se viene un cappuccino, allora ci confessiamo... ». Ohé! Che vuol dire questo? La fiducia, la fiducia della gente. E che cosa rappresentate voi? Sappiate che la Chiesa a questa vostra popolarità tiene moltissimo alla vostra autenticità. Hanno grande simpatia proprio perché vedono che c'è una facilità di conversazione e di colloquio, che significa poi, il ritorno alla vita religiosa, alla vita sacramentale, alla grazia di Dio, alla protezione di Dio...
E un'altra cosa non posso tacere, perché vedo qui il nostro Predicatore Apostolico. Guardate che ci fa delle prediche che sono lezioni di università, ma prediche..., che una volta tanto ci danno come un piccolo sorso di energia spirituale... Lo ringraziamo pubblicamente, perché è un vostro fratello e merita tutta la nostra stima e la nostra riconoscenza».
«Dilettissimi Figli
Salutiamo con tutto il cuore voi che, radunati nel Capitolo Generale del vostro Ordine, siete venuti da Noi non solo per ossequiare il Vicario di Cristo come figli devotissimi ed amatissimi, ma anche per implorare la Nostra Benedizione Apostolica, che sia di giovamento a voi ed ai lavori del vostro Capitolo Generale. Il che Noi facciamo spontaneamente e volentieri. Infatti si tratta di una impresa che, sebbene in primo luogo si riferisca alla Famiglia dei Cappuccini, tuttavia ridonda nella vita delle Chiesa, che nella fiorente condizione degli Istituti religiosi cerca una parte del suo vigore, del suo impegno apostolico, del suo ardore nel raggiungere la santità.
«E questo sarebbe già un argomento per fare un discorso di grande portata. Voi, per umiltà, abbassate la testa e dite: - Noi siamo poveri frati-. Voialtri siete profeti! Siete profeti! (Il Papa ha detto queste parole gridando), siete annunciatori del Vangelo! Che avete una grande risonanza nella Chiesa! Dovete averla! Proprio per questa premura di rappresentare San Francesco, il quale a sua volta aveva l'ansia di rappresentare testualmente, nell'anima, nel corpo e nello spiritò Nostro Signor Gesù Cristo. Quindi siete per noi un tesoro preziosissimo che merita la nostra stima, il nostro incoraggiamento e merita tutta la nostra fiducia che continuerete ad essere quello che siete stati fino adesso per la Chiesa di Dio...».
«Oggi, vedendo voi qui, convenuti a Roma da tutte le parti del mondo, viene spontaneo al nostro animo pensare alla messe grandissima di lavoro evangelico che è affidata alla solerzia vostra e dei vostri confratelli: quanto grandemente ne rendiamo grazie a Dio e quanto ce ne congratuliamo con voi di tutto cuore! Il Capitolo Generale è una splendida opportunità - che viene offerta ai singoli Istituti - di ripensare alla vera e
propria natura, al fine che l'Ordine si è proposto ed ai doveri che deve compiere nella Chiesa, e di prendere deliberazioni che abbiano la forza di promuovere la vita stessa dei confratelli».
«Una glossa marginale. Sapete che lo stesso tema lo stiamo trattando giusto con i vescovi nel Sinodo Episcopale. Dobbiamo rifletter su noi stessi, dobbiamo riprendere coscienza di ciò che siamo, non dobbiamo fare altra meditazione di quella della missione cui siamo stati chiamati: questo atto di riflessione, questo esame di coscienza di ritrovare se stessi nelle origini costituzionali, nella vostra famiglia religiosa, è certamente stato il vostro Capitolo Generale».
«Questo richiede che voi rivolgiate con cura il vostro animo ai primordi della vostra famiglia... ». «Il tornare alle radici...».
«Come infatti il Concilio Vaticano Secondo insegna, il vero rinnovamento di ogni famiglia religiosa "consiste essenzialmente nella accresciuta fedeltà verso la propria vocazione"» (PC, 3).
«Trovatevi Cappuccini, siate quello che siete!».
«Ma non è sufficiente guardare il passato. Bisogna pensare anche all'avvenire. Ne nasce spontanea una domanda: in questi nostri tempi perturbati, la disciplina è ancora in grado di corrispondere alle aspettative della Chiesa?... ».
«Può nascer anche in voi un dubbio... Siamo del nostro tempo o no? Siamo dei relitti di una storia che ormai è passata o abbiamo ancora una funzione, così come siamo, da esercitare? Ed ecco la grande risposta. Noi non temiamo di dirvi: Si, Si, fratelli, siete moderni siete di attualità, siete rivolti nel futuro: ne è garanzia la vostra storia passata che promette quella futura».
Per quali vie e metodi il vostro Ordine potrà nuovamente fiorire nella ricchezza di una nuova vita?
Nel mese scorso al riguardo Noi vi abbiamo inviato una lettera, manifestandovi la nostra opinione. Adesso, vogliamo ancora aggiungere qualcosa, che manifesti più pienamente la nostra paterna sollecitudine per il vostro Ordine...
Innanzi tutto permette che Noi nuovamente vi avvertiamo circa la necessità di conservare e sempre maggiormente eccitare fra voi quello spirito contemplativo, che così grandemente riluce nei primi tempi del Francescanesimo. Secondo il Concilio, bisogna che ''allo studio della vita spirituale, anche nel promuovere opere esterne, sia attribuita sempre la prima parte" (PC, 2)»:
“Mi permettete un'altra chiosa marginale. Facendo queste raccomandazioni, le facciamo a voi, ma le facciamo qui a tutti, E noi in questo momento non siamo soltanto maestri di vita spirituale, ma vogliamo esprimere l'ammirazione per l'esempio che ci date ed il desiderio di apprendere da voi come si vive testualmente, integralmente e fortemente il Vangelo francescano”.
«Da questa fonte un tempo prese l'avvio la meravigliosa fecondità del vostro Ordine; da qui anche per l'avvenire bisognerà tirar fuori nuove linfe, con le quali la vostra disciplina possa attingere costantemente nuova abbondanza di forze. Forse che proprio in questa materia San Francesco non vi ha lasciato un esempio ammirabile? Per lui infatti, "la preghiera era porto sicurissimo, non di un momento solo, e neppure cosa vuota o presuntuosa, ma era lunga nella durata, piena di devozione, placida nella sua umiltà; se iniziava alla sera, a stento era terminata al mattino, andando, stando fermo, mangiando o bevendo, era intento nell'orazione" (Tomaso da Celano, Vita Prima, 71); di modo, che "si poteva dire non tanto uno che pregava quanto la preghiera stessa personificata''(Celano, Vita Seconda, 95).
L'esempio di San Francesco inoltre vi deve spingere grandemente all'amore della Croce: ciò non può essere disgiunto dalla vostra vocazione "Amor Crucis!". Le stimmate ch'Egli sul monte della Verna ricevette da Cristo nel suo corpo, sono una perenne proclamazione di questa esigenza, che deve ritenersi come la prima condizione per seguire· Cristo. Di qui nasce la necessità di un sistema di vita più austero, ossia di penitenza, che presso i Francescani ebbe sempre una grande importanza, e che la Chiesa a voi, oggi più che mai, soprattutto richiede».
«Fratelli! Abbiamo bisogno del vostro esempio. Abbiamo bisogno di vedere che la Croce è evidente nella vostra famiglia, nella vostra vita, nel vostro esempio, in questa ardua, difficile, forma di vita che avete scelta».
«Viviamo infatti in una società del tutto imbevuta di edonismo, materialismo e consumismo. Ahimé! Anche presso molti cristiani è invalso il costume di fabbricarsi una religione troppo indulgente ai propri comodi, senza sofferenza, senza doveri, senza abnegazione di sé, cioè senza croce. Voi invece mai cessate di introdurre nella pratica della vostra vita quella sentenza del Cristo Signore, che San Francesco fece sua in modo meraviglioso: "In verità, in verità vi dico, se il grano di frumento cadendo in terra non è morto, resta solo lui; ma se è morto, porta molto frutto" (Io, 12, 24-25).
Questo amore alla Croce riluce massimamente nella povertà evangelica, che da San Francesco è stata lasciata ai suoi figli come sacra eredità ed è un distintivo peculiarissimo del vostro Ordine».
«È proprio perché siete così che la simpatia e l'ammirazione del mondo vi segue. Voi potete esultare, perché c'è una irradiazione, voi lo sapete, propria della vostra umiltà, della vostra povertà. Voi siete grandi, perché poveri di spirito: ricordate la prima beatitudine...».
«Non è forse per questo motivo che i Frati Cappuccini furono sempre molto simpatici al popolo cristiano, che si è abituato a vederli sempre semplici, umili, ilari, pronti con alacrità ad alleviare le necessità del prossimo, particolarmente dei poveri, dei malati, dei peccatori? Gli uomini non vi chiedono di consentire ambiguamente con il secolo; ma vi chiedono di continuare a dimostrare l'altezza di questa vostra vita povera, la quale vedendo, essi stessi si sentono elevati alla speranza del secolo futuro. Siate pertanto nel mondo custodi di questa speranza!
Ma oltre la povertà che deve essere propria dei singoli, non è lecito trascurare la povertà che deve rifulgere in tutto il vostro Istituto. Perciò nell'uso dei beni, negli edifici ed in ogni opera il vostro Ordine deve evitare la ricerca esagerata degli ornamenti e tutto ciò che può far pensare al lusso od al desiderio di guadagno. Niente vi sia presso di voi che possa offuscare l'immagine del Cristo, "che per noi si è fatto povero, pur essendo ricco; per farci ricchi con la sua povertà" (cfr. I Cor. 8, 9).
Frati Minori Cappuccini dilettissimi al nostro cuore!
Voi che già in passato avete illustrato la Chiesa con la santità dei vostri confratelli e che con la vostra operosità apostolica avete portato a tante anime la luce della grazia divina, prendendo occasione da questo Capitolo Generale, quasi mossi da un nuovo impulso, perseverate in questo egregio proposito, e se ve n'è bisogno, riprendete forza e raddoppiate i tentativi, affinché la Chiesa di Dio possa da voi, come in passato, così ora e nell'avvenire, ricevere i più grandi servizi possibili».
«Sappiate che sono presenti al Nostro spirito tutte le vostre opere che amministrate, le parrocchie che sono a voi affidate, il bene che fate accanto alle altre comunità religiose, le attività di studio (perché anche queste non sono contrarie alla vostra tradizione), e soprattutto la conversazione con i poveri, con gli umili, col popolo, l'apostolato cioè in quella forma di predicazione che ha trovato nei vostri figli delle voci tanto risonanti e di cui ancora volentieri risentiamo l'eco. Siate davvero i frati poveri, umili, annunciatori del popolo di Dio. Sto per dire che, se davvero siete quello che siete (parole dette dal Papa con molta forza), appropriatevi pure le parole del Vangelo: "In quei momenti non datevi pensiero di quello che dovete dire e del modo: in quell'ora vi sarà concesso quel che avete da dire". Potrete parlare a cuore aperto, se avete il cuore pieno di Cristo, ripieno della sua santa imitazione: la parola scaturirà dalla vostra stessa vita e sarà una forma efficace più che se sarà basata sulla vostra eloquenza».
«Volendovi paternamente incoraggiare alla realizzazione di tutte queste cose, con affetto impartiamo la Benedizione Apostolica a voi, che siete presenti, ed a tutti i vostri confratelli».
Dopo gli applausi, il Papa diede la benedizione, indi scese tra i Frati per il gruppo fotografico, dicendo ancora di trovarsi bene «in questa copertura di cuori e di animi».